Dopo 11 giorni di negoziati a Ginevra, i delegati di 184 nazioni non sono riusciti a trovare un accordo su un trattato giuridicamente vincolante per affrontare la crisi globale della plastica.
I punti di disaccordo principali sono stati:
• Limitazione della produzione: profonda spaccatura tra chi chiedeva limiti vincolanti alla produzione di nuova plastica e chi si opponeva.
• Controlli chimici: stallo sull’imposizione di regole globali per le sostanze chimiche tossiche usate nella produzione.
• Finanziamento: nessun consenso su come finanziare l’attuazione del trattato, specialmente per i paesi in via di sviluppo.
La ministra francese per la transizione ecologica, Agnès Pannier-Runacher, si è detta “arrabbiatissima” per la mancanza di risultati tangibili, sottolineando che “la plastica uccide”. Il delegato della Colombia ha accusato “un piccolo numero di stati” di aver bloccato l’accordo, in un apparente riferimento alle nazioni produttrici di petrolio che spingevano per focalizzarsi solo sul riciclo e non sulla riduzione della produzione.
I colloqui sono sospesi e dovrebbero riprendere in futuro, ma il fallimento ritarda una cruciale soluzione coordinata alla crisi.
Perché riguarda anche la moda?
Il poliestere è plastica. Questo trattato avrebbe avuto un impatto diretto sull’industria della moda, regolamentando le sostanze chimiche tossiche e la produzione della fibra sintetica più utilizzata dal fast fashion.
(Fonti: Reuters, The Guardian)
Il fallimento ritarda una cruciale soluzione coordinata alla crisi.
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